Un'altra Roma - Casalbertone, Portonaccio, Prenestino
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Nelle foto l'ingresso del centro sociale Strike S.p.A. - Via Partini - (Portonaccio)




Nella foto, una piazza e un palazzo di Casalbertone,
ben visibili all'inizio del film "Mamma Roma" (1962) di P.Pasolini

 


clicca qui per alcune immagini della Stazione Tiburtina

   

(...) Stupenda e misera

città che mi hai fatto fare

esperienza di quella vita

ignota: fino a farmi scoprire

ciò che, in ognun, era il mondo. (....)

(dalla poesia “Il pianto della scavatrice”, Le Ceneri di Gramsci - P.Pasolini, 1957)


dal sito SOLEGEMELLO-Letteratura...RICORDO di P. PASOLINI...clicca qui!

 Il quartiere nelle opere di P.Pasolini
1975-2005 trentennale della morte dello scrittore


Mamma Roma
1962


.
Scritto e diretto da Pier Paolo Pasolini 
Collaborazione ai dialoghi di Sergio Citti 
Fotografia Tonino Delli Colli; architetto Flavio Mogherini; coordinamento musicale Carlo Rustichelli; montaggio Nino Baragli; aiuto alla regia Carlo di Carlo; assistente alla regia Gianfrancesco Salma 
Interpreti e personaggi: Anna Magnani (Mamma Roma); Ettore Garofolo (Ettore); Franco Citti (Carmine); Silvana Corsini (Bruna); Luisa Orioli (Biancofiore); Paolo Volponi (il prete); Luciano Gonini (Zaccarino); Vittorio La Paglia (il signor Pellissier); Piero Morgia (Piero); Leandro Santarelli (Begalo, il Roscio); Emanuele di Bari (Gennarino il Trovatore); Antonio Spoletini (un pompieretto); Nino Bionci (un pittoretto); Roberto Venzi (un avieretto); Nino Venzi (un cliente); Maria Bernardini (la sposa); Santino Citti (padre della sposa). Inoltre, hanno partecipato: Lamberto Maggiorani; Franco Ceccarelli; Marcello Sorrentino; Sandro Meschino; Franco Tovo; Pasquale Ferrarese; Renato Montalbano; Enzo Fioravanti; Elena Cameron; Maria Benati; Loreto Ranalli; Mario Ferraguti; Renato Capogna; Fulvio Orgitano; Renato Troiani; Mario Cipriani; Paolo Provenzale; Umberto Conti; Sergio Profili; Gigione Urbinati. 
Produzione: Arco Film (Roma); produttore Alfredo Bini; distribuzione Cineriz 
Riprese aprile-giugno 1962, Teatri di posa Incir De Paolis, Roma; esterni Roma, Frascati, Guidonia, Subiaco; durata 115 minuti. 
Prima proiezione XXIII mostra di Venezia, 31 agosto 1962; premi Mostra di Venezia: Premio della FICC (Federazione Italiana dei Circoli del Cinema). 


Il film si apre con un banchetto di nozze; lo sposo, Carmine, è il protettore di Mamma Roma, una prostituta. Questo matrimonio lascia libera Mamma Roma di decidere della propria vita.
Torna a prendere il figlio sedicenne, Ettore, cresciuto in un paese in provincia di Roma, Guidonia. In un primo tempo i due vivono a Casalbertone, un popoloso quartiere della periferia est di Roma; successivamente si trasferiscono in un quartiere di levatura piccolo-borghese, Cinecittà. Carmine impone a sua madre di tornare a prostituirsi per due settimane, dopodiché promette di non tornare più. Mamma Roma, terminata la vita di strada, compra un banco di frutta in un mercato rionale e, grazie a una trappola, riesce a far assumere il figlio presso una trattoria. Ettore si innamora di Bruna, per poi rendersi conto dell'impossibilità del suo amore. Con lei avrà, tra i ruderi dell'acquedotto Claudio, il primo rapporto sessuale. Ettore torna e impone a Mamma Roma di prostituirsi ancora. Nel frattempo Bruna ha confessato a Ettore qual è la vera vita della madre. Ettore lascia il lavoro e si dà a piccoli furti. Decide con un amico di rapinare i malati di un ospedale nell'ora delle visite. È malato, ha 39 di febbre, e viene colto dagli infermieri a rubare una radiolina; incarcerato e portato nell'ambulatorio del carcere, ha una crisi di nervi. Viene messo in isolamento e legato al letto di contenzione, dove morirà dopo una lunga e inascoltata agonia.

testo tratto dall'ottimo sito  http://www.pasolini.net/
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(...) "Sul cavalcavia della Stazione Tiburtina, due ragazzi spingevano un carretto con sopra delle poltrone. Era mattina, e sul ponte i vecchi autobus, quello per Montesacro, quello per Tiburtino III, quello per Settecamini, e il 409 che voltava subito sotto il ponte, giù per Casalbertone e l'Acqua Bullicante, verso Porta Furba, cambiavano marcia raschiando in mezzo alla folla, fra i tricicli e i carretti degli stracciaroli, le biciclette dei pischelli e i birroccioni rossi dei burini che se ne tornavano calmi calmi dai mercati verso gli orti della periferia. Anche i marciapiedi scrostati ai lati del ponte, erano tutti pieni di gente: colonne di operai, di sfaccendati, di madri di famiglia scesi dal tram al Portonaccio, proprio sotto i muraglioni del Verano e che trascinavano le borse piene di carciofoli e cotiche, verso le casupole della Via Tiburtina, o verso qualche grattacielo, costruito da poco, tra i rottami, in mezzo ai cantieri, ai depositi di ferrivecchi e di legname, alle grosse fabbriche di Fiorentini o della Romana Compensati. (....)


("RAGAZZI DI VITA", P.Pasolini, capitolo III)








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Roma Tiburtina
http://www.romatiburtina.it/sogester/index.asp

Casalbertone.it
http://www.casalbertone.it/

SITI STORICI ARCHEOLOGICI, TIBURTINA ANTICA :

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Centri sociali:

PORTONACCIO/CASALBERTONE


Zona a rischio
Via De Dominicis, 4 (Casalbertone) Roma
http://www.zonarischio.org/

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Strike S.p.A. - Via Partini - (Portonaccio)
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Altre informazioni su...Centri Sociali a Roma
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http://www.inroma.it/Sociale/Centri_Sociali/






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 PRENESTINA-CENTOCELLE-CASILINA


CSOA Ex SNIA - Via Prenestina 173 - Roma
http://www.exsnia.it/

Ciclo Officina
http://www.zingarelli.biz/ciclofficina/

C.S.O.A. FORTE PRENESTINO via. F. Delpino (centocelle) Roma
http://www.forteprenestino.net/

Casale Garibaldi - Via R. Balzani, 87 - Casilino



Portonaccio di Elio Filippo Arrocca*
tratta da: http://www.sanlorenzo.roma.it/quartiere/poesia.asp

Portonaccio è un ponte sulla ferrovia,
è un quartiere di povera gente.
Gli uomini, da vivi lo ignorano,
da morti lo abitano.

È questo il ponte che conduce all'isola
dei prati dove muore la città
d'uomini vivi, dove vive il campo
santo dei morti tra convogli radi
al fischio delle fabbriche.
A notte i morti crescono coi tufi
che ardono alla luna.
È questo il ponte che conduce all'isola
dei morti dove vive la pietà
degli uomini che vegliano nel grigio
di queste loro case in miniatura
sepolte dentro gli orti.
A notte i treni passano sui morti
che ridono alla luna.

Ho dormito l'ultima notte
nella casa di mio padre
al quartiere proletario.
La guerra, aborto d'uomini
dementi, è passata sulla
mia casa di San Lorenzo.
Il cuore ha le sue distruzioni
come le macerie di spettri,
eppure il cuore ancora grida,
geme, dispera, ma vive
come la madonna di Raffaello
salvata tra i sassi della mia casa
e un paio di calzoni grigioverdi.

Mi si e' seccata l'anima,
mi si son logorate le mani
a ricercare il corpo dei miei morti
sepolti senza grida.

Ho chiuso il mio tormento
su questi sassi che a me
celano segreti di morte.
Chi mi staccherà dalle macerie arse,
chi mi quieterà?
San Lorenzo ha sofferto col mio cuore
i suoi vivi e i suoi morti hanno lasciato
in me una strada aperta.

* Elio Filippo Arrocca, poeta sanlorenzino allievo di Ungaretti, scampato al bombardamento perche' in quelle ore era casualmente fuori dal quartiere, scrivera' questa poesia nel 1949 raccontando cosa provo' tornando a casa e trovandola vuota e distrutta. (questa poesia e' tratta dal volumetto "Un fagotto di carta & un pò d'inchiostro ed altre poesie"di Elio Filippo Accrocca stampato per conto e a cura di Carmine Mario Mulière per una Edizione d'Arte numerata e limitata a 120 esemplari nel mese di marzo 1999)

tratta da: http://www.sanlorenzo.roma.it/quartiere/poesia.asp

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1949 (Nazim Hikmet)
Sei la mia schiavitù sei la mia libertà
sei la mia carne che brucia
come la nuda carne delle notti d'estate
sei la mia patria
tu, coi riflessi verdi dei tuoi occhi
tu, alta e vittoriosa
sei la mia nostalgia
di saperti inaccessibile
nel momento stesso
in cui ti afferro.

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