TZIU TATANO

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TZIU TATANO, l'ultimo Maestro d'ascia

 

di Fabrizio Bonali

  Provate a costruire una nave avendo a disposizione le vostre mani, un’ascia, dei tronchi di legno e pochi altri strumenti. Lo facevano gli antichi, ma c’è gente che lo sa fare ancora oggi. Sono rimasti in pochi, ma ci sono.

Uno di questi è Gaetano Spanu, Tziu Tatano (nella foto), sardo di Cabras. Costruisce barche da più di cinquant’anni, oggi, il suo cantiere di Torregrande sul golfo di Oristano, che gestisce insieme al fratello Antonio, i loro quattro figli e un operaio, è l’unico rimasto nell’oristanese.

Se gli chiedete quante barche ha costruito, Tziu Tatano non se lo ricorda, ha perso il conto. Centinaia e centinaia di imbarcazioni in legno, barche a vela, piccole barche da pesca, imbarcazioni da diporto, grandi pescherecci di diverso cabotaggio. Di alcune conserva le foto, di tutte conserva la memoria. Quando le riportano da lui per l’indispensabile manutenzione le riconosce come si riconoscerebbe un figlio. Sono sue creature: “Questa l’ho fatta 24 anni fa …”. E la magia continua.

In questi giorni un’altra imponente creatura sta nascendo nel cantiere di Tziu Tatano, dal maggio 2001, infatti, hanno iniziato la costruzione di un peschereccio in legno di circa 25 tonnellate, predisposto per le operazioni di pesca con gru per il sollevamento del pescato, celle frigo per il suo stivaggio, cucine allestite, bagni con doccia, cuccette e sala pranzo per ospitare l’equipaggio che vi dovrà alloggiare nei giorni e nelle notti di lavoro in mare. Tutto questo realizzato “a mano” da artigiani che affrontano un lavoro di tale entità con attrezzi e strumenti maneggiati da sempre con perizia e maestria.

Nel cantiere sul golfo a pochi metri dal mare, è impressionante vedere l’intelaiatura dell’imbarcazione che occupa quasi interamente lo spazio del capannone. Sembra un immenso modellino, di quelli che si costruiscono dentro una bottiglia e ad un profano pare impossibile che ad opera ultimata quell’imbarcazione possa uscire senza doversi rompere la bottiglia. Ma i maestri d’ascia sanno che alla fine faranno uscire quel peschereccio che oggi appare come un immenso scheletro di dinosauro adagiato su un sistema di puntelli in legno che lo reggono maestoso.

Le barche in legno come questa hanno un’anima, che cresce tassello dopo tassello, asse dopo asse, colpo dopo colpo. Come un castello fiabesco prende forma crescendo in ogni dimensione, impossessandosi di tutti gli spazi del capannone e prendendo corpo nel suo interno esattamente come un essere vivente in gestazione che cresca nel ventre materno fino al giorno del parto.   In questo caso il parto sarà il giorno del varo, giorno in cui al peschereccio di Tziu Tatano basterà superare i pochi metri che dal luogo di costruzione lo separano dalle acque del golfo di Oristano: acque gloriose, solcate in passato dai legni nuragici, fenici, romani e così via fino ai giorni nostri quando ancora in quelle acque si specchiano e si bagnano, a poca distanza dal cantiere, i resti dell’antica città di Tharros. La perizia e l’arte possedute dalle mani di Tziu Tatano e dalla sua famiglia rinnovano ancora oggi questa magia.

L’intelaiatura di quella grande barca riporta il visitatore al misterioso rapporto di amore e di sfida tra l’uomo e il mare. C’è qualcosa di incredibilmente affascinante nell’assistere al ripetersi di questo rito: le mani di un uomo brandiscono l’ascia e modellano il legno che affronterà ancora una volta la forza, il fascino e i pericoli del mare.

Mentre si assiste alla crescita di quella che è una vera e propria  opera d’arte, di perizia, di tecnica e di amore (per il proprio lavoro, per il legno, per il mare ) tornano inevitabilmente alla mente le gesta marinare, le fatiche e le grandi imprese che dall’antichità ad oggi hanno caratterizzato la storia dell’umanità e che hanno contribuito a renderla esaltante anche se spesso difficile e dolorosa.

Ma non è necessario essere appassionati di storia, di vela o di mare per capire ed apprezzare l’importanza di rivalutare e preservare una tradizione, quella dei maestri d’ascia, che più di altre attività meriterebbe attenzione e finanziamenti.

Più attenzione da parte degli organi di informazione ma soprattutto degli amministratori di Regioni come la Sardegna che hanno la fortuna di avere patrimoni culturali, storici ed artigianali unici al mondo; più finanziamenti per attività come queste che hanno bisogno di nuove forze giovani, per evitare che scompaiano mestieri che oltre alla propria importanza economica potrebbero assumere  nuova rilevanza per un settore turistico sempre più attento alla cultura e alle tradizioni.

Una tappa di pochi minuti presso un cantiere come quello di Tziu Tatano può bastare per rendere indimenticabile una vacanza.

Quando venite in Sardegna, passate da Torregrande: là Tziu Tatano, suo fratello e i loro figli scolpiscono il legno e lo fanno diventare una nave.  Come si faceva tremila anni fa.   Ricordatevelo per sempre.