LA PESCA SPORTIVA AL TONNO

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LA PESCA SPORTIVA AL TONNO

 

Di Annamaria "Lilla" Mariotti

  

Un'altra attività collegata al tonno e molto praticata dagli amanti del mare è la pesca sportiva per catturare questo pesce.

Sono molti i pescatori che la praticano, sia nella Riviera di Levante che di Ponente, usando barche abbastanza grandi e sicure (bisogna allontanarsi almeno 20/40 miglia dalla costa) provviste di 6 o 7 canne laterali, con lenze ed ami, che vengono lasciate in mare mentre la barca cammina, praticando quella che viene comunemente chiamata <<pesca alla traina>>.   Questi pescatori conoscono i percorsi dei tonni e cercano di incrociarli nelle loro zone di transito o di pascolo.    

La sequenza della pesca è molto semplice :  quando il tonno ha abboccato (e lo si sente, perché la lenza parte improvvisamente con un rumore sibilante che fa la gioia di ogni pescatore) viene tirato sotto bordo recuperando la lenza, viene afferrato con un "raffio", un  gancio simile a quello usato nelle Tonnare, e issato a bordo.  Qui  avviene un'operazione che può sembrare crudele, in realtà è forse pietosa : il tonno viene ucciso con un colpo sulla testa assestato con un martello di gomma, in modo che la sua agonia sia il più breve possibile.    Il tonno viene subito pulito praticando una piccola incisione trasversale nel basso ventre,  vengono poi incise le branchie con un coltello e tutte le interiora vengono tirate fuori dalla testa.  In questo modo si evita di aprire la pancia del tonno.   In seguito viene legato dalla parte della coda, messo fuori bordo e trascinato in mare, in modo che venga lavato tutto il sangue. 

Per farmi raccontare queste avventure ho parlato con un appassionato pescatore di tonni, Aroldo Luzzati, imprenditore Rapallese con la pesca, anzi, con il mare nel sangue.    Mi dice subito chiaramente che in definitiva è questo lo scopo delle sue uscite in mare, la pesca è la scusa, per quanto appassionante.   Lui dice che il bello è andar per mare, che nemmeno chi va a vela riesce a vedere quello che vede chi va in mare per pescare.   Intanto, mentre le lenze sono  in mare, l'andatura è piuttosto lenta, poi dal flying bridge, la torretta di avvistamento che sovrasta  il pozzetto della barca, si ha una visione molto vasta all'intorno e si riescono a vedere molte creature marine, i gabbiani, i delfini, le balene e persino delle tartarughe.  Questo è uno degli spettacoli più belli, vedere un gabbiano che sembra galleggiare sull'acqua, appoggiato ad un pezzo di legno, invece poi si scopre che si è posato sul dorso di una tartaruga, che improvvisamente si immerge.  Aroldo Luzzati ricorda anche l'incontro con due balene in particolare, mentre tornava dalla Corsica, enormi, bellissime, che si dondolavano in superficie come se dormissero e che si sono tranquillamente allontanate appena hanno percepito il motore della barca che nel frattempo aveva rallentato. L'impressione che Luzzati ha avuto è che il nostro mare, checché se ne dica,   sembra migliorare ogni anno, nonostante certi tipi di pesca sconsiderati, come quello praticato dalle tonnare volanti che con le loro grandi reti circondano i banchi di tonni e li tirano a bordo, qualunque sia la dimensione del pesce.    Un'altra particolarità di cui Aroldo Luzzati mi parla è quella della scomparsa del tonno alalunga dal nostro mare.  Ricorda che quando ancora ragazzino andava per tonni con suo padre questo era il tonno più pescato, ora non se ne trovano più, mentre sono sempre presenti tutte le altre specie più comuni di tunnidi oltre al grande, pregiatissimo tonno rosso.  Naturalmente ci sono anche altre prede, come l'aguglia imperiale o la lampuga, che è un pesce comparso recentemente nel nostro mare.  

Un'altra delle avventure che capitano ad un pescatore d'altura  è quella di trovare dei pesci in difficoltà e di dar loro una mano.    La scorsa estate, mentre si trovava in un tratto di mare tra Andora e la Corsica, che è conosciuto come <<il Santuario dei Cetacei>>, Aroldo Luzzati e alcuni amici si sono imbattuti in un delfino rimasto impigliato in una lenza da palamiti che gli avvolgeva tutto il muso,  con l'amo che faceva da scorsoio, stringendo sempre più il filo e impedendogli quasi di respirare.  I pescatori sono riusciti ad avvicinarlo e, mentre alcuni lo accarezzavano per tranquillizzarlo, altri con molta cura sono riusciti a tagliare la lenza, liberandolo.   Il delfino, prima di andarsene, ha fatto alcuni giri intorno alla barca, come per ringraziare i suoi salvatori.    Questo episodio dà del pescatore un'immagine un  po' diversa, non quella di un predatore dei mari, di un cacciatore ad ogni costo, ma di una persona che ha per il mare e per le sue creature il massimo rispetto.  

Un altro sistema per pescare il tonno è quello chiamato <<drifting>>, termine che  letteralmente significa <<andare alla deriva>>.   Viene praticato da barche anche di piccole dimensioni, che non si allontanano molto dalla costa, basta che ci sia un fondale sui 100 metri, sono attrezzate con delle lunghe lenze, e mentre  vanno gettano in mare acciughe e sardine (il pasto preferito dai tonni) e spesso riescono ad agganciare tonni anche di grosse dimensioni.  Questa pesca viene soprattutto praticata in Adriatico, ma anche in certe zone delle coste Toscane e anche un po' in Liguria.   

Un'altra gioia del pescatore è quella di mangiare la sua preda.  Aroldo Luzzati mi racconta che il tonno può essere cucinato in tutte le maniere, ed è sempre squisito.  Anche se la Liguria  non ha un ricettario particolare dedicato a questo pesce, come hanno altre Regioni Italiane, ci si può sbizzarrire ed è ottimo fatto arrosto, in umido, in carpaccio, alla brace e si può persino farne una tartare, come se fosse carne di manzo.   La peculiarità del tonno è che il suo sapore in definitiva non sa molto di pesce. 

Il vero pescatore non butta via niente di quello che cattura e Luzzati mi racconta ancora che quando la pesca è stata abbondante il pesce viene messo sott'olio da uno dei più esperti tra i suoi amici, che si presta a questa operazione e che ha l'attrezzatura e l'esperienza necessaria, con sistemi artigianali, ma rigorosi, senza trascurare nessun passaggio di cottura e asciugatura in modo che il risultato finale sia solo una gioia per il palato. 

Questa della  pesca sportiva è una passione che spesso nasce in gioventù, quando si segue un padre, o comunque un adulto con la stessa passione che la trasmette.    Unisce la gioia di passare una giornata all'aria aperta, in mare, all'entusiasmo di catturare una preda, istinto ancestrale dell'uomo  che oggi non lo fa più per la sopravvivenza, ma per sport.    

   

 

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