IL PRINCIPIO TAOISTA DELLA CEDEVOLEZZA

NEL WING CHUN KUNG FU

 

Può sembrare paradossale il parlare di "cedevolezza" nelle arti marziali. Quando si pensa alle tecniche di combattimento a corpo libero si immagina qualcosa che abbia più a che fare con il contrasto che con la cedevolezza. Eppure la particolare strategia di cedimenti applicata nel Wing Chun è tutto meno che inerte di fronte alle tecniche più violente e potenti. La virtù che rende quasi unico questo stile consiste proprio nella sua capacità di cedere e, adattandosi immediatamente alla "forma" del combattimento, di utilizzare a proprio vantaggio tutte le forze che si vengono a creare in un ravvicinato campo di sinergie fulminee fra due avversari. Il paradosso si accentua quando si scopre che il Wing Chun non è un capriccio atletico di eccentrici maestri di kung fu, ma è una delle più efficaci strategie che, in estrema economia e semplicità di movimenti, riesca immediatamente a rendere inoffensivo un aggressore più forte di noi. Ecco allora che si mette il evidenza la scientificità di questo stile, una precisione che da circa duecentocinquanta anni dimostra nella pratica contro ogni tipo di avversario. Uno stile che, come è stato intelligentemente fatto notare, non è un semplice sport da combattimento ma una vera arte marziale con dei chiari principi di movimento e di controllo, con una tradizione e degli uomini che l’hanno perfezionata, con una precisa mentalità e una filosofia che sono tutto meno che secondarie rispetto alle tecniche di autodifesa. Ad una prima analisi si nota subito come l’ispirarsi del Wing Chun ai principi dello yin e dello yang come strategia e pianificazione del conflitto fisico sia direttamente correlato alla precettistica e al tipico atteggiamento taoista. Il Tao che rappresenta la sintesi della dualità racchiude in sè un’intrinseca dinamicità che ben rappresenta l’insieme di dinamiche del combattimento messo in atto attraverso il Wing Chun. Se analizziamo i testi dell’Antica Tradizione del Taoismo Cinese (soprattutto i principali: "Tao te king", "I king", "Chuang tzu", ecc.) scopriamo brani da cui pare che il Wing Chun abbia tratto le fondamentali codificazioni dei suoi movimenti. In particolare da questo brano scritto da Lao Tzu, figura leggendaria e primo teorico della "Via del Cielo" che porta al Tao:

"La bontà suprema è simile all’acqua, l’acqua fa del bene a tutti e non contende, abita dove gli uomini aborrono, perciò pressapoco come il Tao abita al posto buono, ha il cuore molto profondo, coi nemici è molto generosa, ha parole molto sincere, sa bene governare, fa bene gli affari, si muove al giusto momento appunto perché non contende, perciò è senza colpa."

L’atteggiamento dell’acqua è quello dell’adattamento, essa prende la forma del contenitore che la limita, nel suo scorrere non evita nulla, è un elemento incomprimibile ed è nota l’azione lenta ma inesorabilmente sgretolante della goccia sulla pietra. Questo è il Wing Chun. Altro brano che richiama il principio di "cedevolezza" taoista sempre di Lao Tzu è il seguente:

"Possedere la virtù al massimo grado si è paragonabili al bambino: rettili velenosi non lo pungono, animali crudeli non lo afferrano, uccelli rapaci non lo abbattono. Ha ossa deboli, muscoli molli, ma afferra solidamente; non sapendo il connubio del maschio e la femmina ha stimoli perché la forza vitale è al massimo grado.

Piange tutto il giorno e non diventa rauco perché la sua armonia è al massimo grado.

Conoscere l’armonia si chiama eterno. Conoscere l’eterno vuol dire essere illuminati, supernutrire la vita si chiama nefasto.

Sottomettersi alla passione si chiama fortezza.

Cosa matura invecchia, questo si chiama contro il Tao e chi è contro il Tao muore presto.

Entrambe le immagini rimandano alla "flessibilità-cedevolezza" e alla capacità di adattamento tipiche del Tao. Caratteristiche che chi ha sperimentato a fondo le tecniche di Wing Chun conosce bene come atteggiamento base dello stile di Kung Fu.Ciò che balza all’occhio è che la condizione del bimbo venga considerata una sorta di invulnerabilità psico-fisiologica a qualsiasi circostanza si possa imbattere chi la sperimenta.

Le inconfondibili caratteristiche relazionali dell’infante sono elevate a traguardo di saggezza, del percorso spirituale e sapienziale del taoismo.

Questo brano mette in evidenza la convinzione che il bimbo viva in uno stato di totale accoglimento e fiducia nei confronti della vita.

Questo bimbo è chiaramente un bimbo psichico, per quanto esistano i riferimenti comportamentali e di atteggiamento che rimandano all’espe-rienza.

Lao-tzu sembra dire: l’idea di armonia che scaturisce dall’osservazione della sua elasticità comportamentale non è voluta dal bimbo, è semplicemente effetto della sua condizione di accettazione indiscriminata della realtà.

Il passaggio obbligato successivo (dove Lao-tzu vuole arrivare) è: chi riesce a "ridiventare bimbo" si abbandona fiducioso al Tao e ritorna alla primordiale sintonia con il principio che è unione mistica con esso.

Rispondendo a tale condizione si trova incoscientemente protetto dalle avversità ("rettili velenosi non lo pungono, animali crudeli non lo afferrano,...").

Le energie, che sono all’inizio del loro dispiegarsi, fluiscono vive e "la forza vitale è al massimo grado".

L’infante non conosce la passione erotica ("non sapendo il connubio del maschio e della femmina") dunque è psicologicamente androgino, sembra inoltre volerci dire Lao-tzu, in quanto ancora incapace di collocarsi in uno dei due ruoli, maschile o femminile, e nelle passioni che tale opposizione fa scaturire.

Infatti precisa: "Sottomettersi alla passione si chiama fortezza" nel senso di irrigidimento dell’istinto vitale che è puro nell’infante.

Per questo "ha stimoli" che accadono nella maniera più naturale possibile perché inconsapevoli, semplice espressione del fiorire della vita.

...l’idea originaria si è trasformata in un "simbolo dell’unificazione costruttiva degli opposti", in un vero e proprio "simbolo unificatore". ...Nonostante la sua mostruosità, l’ermafrodito è divenuto gradualmente un "salvatore" capace di superare il conflitto: significato che esso ha acquisito in fasi relativamente remote della civiltà. Questo significato vitale spiega perché l’immagine dell’ermafrodito, anziché dileguare già nell’antichità, si sia potuta affermare lungo i millenni con un graduale approfondimento del suo contenuto simbolico.

La vita, come ho già accennato sopra parlando di metafisica taoista, è emanazione diretta del Tao e nella sua più pura e immediata espressione è dotata dunque di una totale flessibilità detta "cedevolezza" ("ha ossa deboli, muscoli molli") che diminuisce mano a mano mentre sfuma nella morte.

La "fortezza", come tendenza opposta, cioè irrigidimento della vita, è per Lao-tzu vera e propria tensione verso la morte: "...Cosa matura invecchia, questo si chiama contro il Tao e chi è contro il Tao muore presto".

Infatti nello stesso Tao te king:

’uomo nasce molle e debole e muore rigido e duro (forte).

Le piante nascono molli e muoiono secche.

Per questo il rigido e duro appartiene alla morte,

il molle e il debole appartiene alla vita.

Il bambino laotsiano è, per questi motivi, (come l’immagine dell’acqua), simbolo di vita, come massimo avvicinamento alla natura dell’universo che, nella emanazione-uomo come nell’emanazione degli altri esseri ("le piante nascono molli"), manifesta primieramente sè nelle caratteristiche della duttilità, morbidezza, umiltà, flessibilità e adattabilità.

L’immagine del bambino per Lao-tzu ha, relativamente al sistema di riferimento della vita umana, lo stesso valore dell’acqua nel sistema di riferimento della natura, ed entrambi sono usati come paradigmi del Tao.

Il Tao è realtà profonda e oscura dell’universo che si manifesta confondendosi con l’esistente e il vivente in questi modi e nello stesso tempo è la coscienza originaria cui ritorna il saggio nel tendere all’essenza.

Perciò, "in fondo" Psiche è mondo...Gli "strati" più profondi della psiche, più sono profondi e oscuri, più perdono in termini di singolarità individuale. "Sotto", cioè man mano che si avvicinano ai sistemi funzionali autonomi, essi assumono un carattere sempre più collettivo, al punto che nella materialità del corpo, e precisamente nei corpi chimici, diventano universali e insieme si estinguono.

Il Bambino per Lao-tzu è essere dell’inizio e della fine in quanto è incontestabilmente immagine dell’inizio della vita biologica che è immediata manifestazione del Tao, subito proiettata nella dimensione auspicabile del possedere la "virtù al massimo grado" che è la massima estensione del ritorno alla natura del Tao sperimentabile nella vita della coscienza.

Esso è espressione compiuta del motivo ciclico del Tao che ritorna a se stesso nella dimensione statica dell’eternità ("Conoscere l’armonia si chiama eterno...").

L’uomo nasce dunque nella "mollezza" del bambino e giunge al "massimo grado di virtù", nel trinomio: "conoscere l’armonia...conoscere l’eterno...essere illuminati...", ridiventando paragonabile al bambino.

L’eterno (il Tao) è qui al centro del trinomio esistenziale sottendendo e accomunando l’armonia (del bimbo) e l’illuminazione (del saggio) in una unità dinamica oltre la quale esiste solo la morte o un’avvicinamento ad essa ("cosa matura invecchia...chi è contro il Tao muore presto.").

Il Tao è solo espressione di ciò che, adattandosi, è principalmente vivente.

E’ qui il motivo della tensione unificatrice dei due opposti esistenziali: il bambino caratterizzato da intrinseca saggezza comportamentale e il sapiente dotato di saggia fanciullezza esperienziale.

E’ quest’esperienza che si è proiettata nell’archetipo del fanciullo, il quale esprime la totalità dell’uomo.

In conclusione l’immagine del Bambino è, nel pensiero di Lao-tzu e seguendo alcune coordinate junghiane, lo specchiarsi della natura umana nel Tao attraverso le caratteristiche che gli sono proprie.

D’altro lato infine è talmente riflesso di questa unità vivente-Tao, che ad essa risponde in tutti gli aspetti della sua ciclicità.

Rapportando le caratteristiche del nostro stile che abbiamo messo in luce all’inizio di questo brano con le proprietà taoiste, il Wing Chun come sistema di combattimento appare chiaramente come l’essenza del Tao e non tradisce nulla di questa tradizione di cui sembra una copia dinamica e fortemente meditata.

È quindi quasi erroneo dire che sia un’arte marziale di appena duecentocinquanta anni, perché la sua intelaiatura filosofica attinge sicuramente da una tradizione che ne ha almeno quattromila.

 

Francesco Macaluso

Lao Tzu

 

Durezza e rigidità sono compagne della morte,
morbidezza e flessibilità compagne della vita.

Nulla al mondo è più morbido e cedevole dell'acqua,
eppure nel distruggere ciò che è duro e forte,
non vi è nulla che riesca a superarla.

Un bravo guerriero non è bellicoso.

    La Via del Cielo è di non lottare e nondimeno saper vincere.

(Lao Tzu)

 

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