Esperienze |
Assieme con Victor Kan
S. Donà di P., 22-24 novembre 2003
testo di F. Macaluso, A. Nardo
foto di M. Cammozzo, G. Gallucci, A. Nardo
“Bruce Lee da adulto è diventato un abilissimo combattente, ma da piccolo era un attaccabrighe. Veniva a chiamare me e William Cheung, allievi nel Wing Chun Kung Fu del nostro maestro Yip Man, a difenderlo nelle zuffe con gli altri praticanti di arti marziali”. Nelle pause del seminario di Ving Tsun kung fu tenutosi domenica a San Donà, gran master Victor Kan, 62 anni, leggendario istruttore di Bruce Lee, ha riportato i presenti indietro nel tempo a Hong Kong negli anni ’50, quando lui, Bruce Lee e maestri nel kung fu quali William Cheung, Wong Sheun Leung e altri ancora adolescenti erano accomunati dalla passione per le arti marziali. “La nostra epoca e i film di Bruce Lee – ha raccontato gran master Victor Kan invitato a San Donà dall’Associazione Italiana Wing Chun in collaborazione con la Ving Tsun Italia - hanno portato alla nascita di moltissime tecniche marziali spettacolari ma in realtà poco realistiche. L’arte marziale tramandata dal mio maestro Ip Man di Hong Kong nasce dall’esigenza di difendersi per la strada e punta all’immediatezza delle soluzioni. Il nostro stile ha delle forti somiglianze nel modo di intendere il combattimento con i samurai giapponesi, anche se nel kung fu portiamo a mani nude le tecniche in modo fulmineo. Io posso dire questo perché ho avuto la fortuna di assistere al fiorire del mio stile, il Ving Tsun, a Hong Kong, e alla prima diffusione che si ebbe dello stesso in Europa negli anni ‘60”. Poi il gran master Kan, un signore dal baffetto all’inglese terribilmente in forma malgrado l’età, si abbandona ai ricordi che lo riportano ad Hong Kong negli anni ’50. “Ricordo che da giovane – spiega Kan - William Cheung era famoso a Hong Kong per essere il miglior combattente da strada. Affrontava da solo più di un avversario anche armati di coltelli o catene. A quell’epoca la città era piena di artisti marziali scacciati dalla Cina popolare e c’era un grande fermento di pratica e teorie del combattimento”. FM
In verità durante il seminario non ha fatto vedere molto ma ha insegnato
molte cose. Nelle tecniche ha sempre sottolineato la scentificità delle
stesse ma soprattutto ci ha mostrato il suo modo di insegnare. Molto
metodico e puntiglioso. E' molto soddisfatto delle sue scuole in Italia e
del lavoro che stanno svolgendo M. Gallo e S. Scali. Victor Kan è un
maestro molto tradizionalista e parla del suo Sifu e dei suoi fratelli del
Kung fu sempre con molto rispetto. Ci ha raccontato, con una certa
nostalgia, molti aneddoti dell'epoca della sua adoloscenza e dei molti
momenti vissuti nella scuola di Ip Man assieme ai suoi compagni. Noi dell'AIWC
siamo stati molto onorati della sua venuta e, Wing Chun a parte, il
Granmaestro ci ha conquistato tutti per la sua simpatia. Indubbiamente un
personaggio di grosso spessore, un pezzo di storia.
Devo concludere però con una nota di amarezza che riguarda i praticanti
italiani in genere. Questo seminario, come ben si era capito non era il
nostro seminario bensì era per tutti i praticanti appassionati e
nonostante la pubblicità che gli è stata fatta, anche notiziando
direttamente tutte le scuole di Wing Chun/Wing Tsun nel raggio di 100 km
da S. Donà di Piave, non si è visto nessuno, al di fuori dei studenti
delle mie scuole. E' colpa dei loro maestri? Atroce dubbio.
AN |
Victor Kan presso la scuola di M. Gallo - La Spezia, ott. 2003 |
i partecipanti al seminario con GM Victor Kan - S. Donà di P.,
23/11/2003 |
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da sx: S. Scali, V. Kan e A. Nardo - Caorle, 24/11/2003 |